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Storia del codice a barre: ecco chi ha inventato questa tecnologia

Tra le tantissime innovazioni degli ultimi anni, i codici a barre sono stati tra le più importanti e hanno completamente stravolto alcuni settori lavorativi e non solo.

Indubbiamente – da quando è stato inventato – il codice a barre si è evoluto tantissimo e grazie a svariati processi di miglioramento, ad esempio la nascita di strumenti come il generatore online sul portale LABELJOY.COM, è sempre più d’aiuto in vari settori.

Nelle prossime righe andremo a vedere qual è la storia del codice a barre e scopriremo chi ha inventato questa tecnologia.

Come è nato il codice a barre

Un giorno, durante una tranquilla giornata estiva in spiaggia, un giovane studente di ingegneria di nome Norman Woodland osservava con interesse i segni lasciati dalle impronte digitali sulla sabbia. Si chiedeva se ci fosse un modo per creare un sistema che potesse leggere e identificare questi segni in modo efficiente e preciso.

Questa curiosità lo portò ad iniziare a lavorare sull’idea di un codice a barre che potesse rappresentare informazioni come numeri e lettere in modo veloce e accurato. Dopo anni di ricerca e sperimentazione, insieme al suo collaboratore Bernard Silver, inventò il primo codice a barre funzionante. Questo sistema avrebbe poi rivoluzionato il mondo del commercio e della logistica, permettendo una gestione più efficiente e accurata dei prodotti e dei dati correlati.

L’invenzione dei barcode è un ottimo esempio di come una semplice osservazione può portare a grandi idee e innovazioni che cambiano la vita di milioni di persone in tutto il mondo.

Il primo codice a barre GS1

Il primo codice a barre GS1 è stato creato negli anni ’70 dall’organizzazione GS1, all’epoca nota come Uniform Product Code Council (UPCC), in collaborazione con l’industria alimentare americana. Il codice a barre, composto da una serie di barre verticali e spazi bianchi, è stato introdotto per la prima volta sulle confezioni di gomme da masticare Wrigley’s, come un modo per facilitare la lettura del codice prodotto durante il processo di registrazione alla cassa.

Consisteva in una serie di 12 cifre, con i primi sei cifre che rappresentavano l’identificativo del produttore e le ultime sei cifre che identificavano il prodotto specifico. Questo sistema di codifica numerica ha permesso una maggiore efficienza nella gestione delle scorte e una migliore tracciabilità dei prodotti.

Il successo del primo codice a barre GS1 ha portato alla sua adozione da parte di molte altre aziende e settori, tra cui quello farmaceutico, cosmetico e tessile. Nel corso degli anni, è stato sviluppato ulteriormente, con l’introduzione di nuovi formati e sistemi di codifica per soddisfare le esigenze di un mercato sempre più globale e complesso.

Il primo barcode bip

Il primo codice a barre bip (binary identification system) è stato introdotto nel 1974. Questo sistema utilizzava un codice a barre bidimensionale, composto da un insieme di quadrati neri e bianchi, che permetteva di rappresentare molte più informazioni rispetto al tradizionale codice a barre lineare.

Aveva una capacità di memorizzazione di circa 1.000 caratteri alfanumerici, rispetto ai soli 12 caratteri del codice a barre GS1 lineare. Ciò significa che il codice a barre bip poteva essere utilizzato per rappresentare una vasta gamma di informazioni, come ad esempio l’indirizzo di una persona, il testo di un messaggio o il prezzo di un prodotto.

Tuttavia, nonostante la sua maggiore capacità di memorizzazione, il codice a barre bip non è mai stato adottato su larga scala a causa della sua complessità e del costo elevato dei lettori di codici a barre necessari per decodificarlo.

Nonostante ciò, il codice a barre bip ha rappresentato una pietra miliare nella storia dei codici a barre, aprendo la strada alla creazione di nuovi formati di codici a barre bidimensionali, come il QR Code e il Data Matrix.

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