Gli smartphone Android permettono agli utenti meno esperti di accedere al livello di amministratore, conosciuto in campo informatico con il termine “root”. Se si è utenti root, si ha accesso a numerose funzionalità in più rispetto ad un’utenza normale, quella predefinita che propongono tutti i telefoni quando si acquistano. Per questo motivo sono in tanti a domandarsi come ottenere i permessi di root, in modo da disporre dei privilegi che soltanto un amministratore di sistema può avere. Se si seguono dei semplici passaggi, il root del telefono può essere definito un gioco da ragazzi.
Operazioni preliminari
L’operazione di root di uno smartphone Android ha come conseguenza la perdita di tutti i dati salvati nella memoria interna del telefono. Prima dunque di procedere al root, è bene eseguire un backup dei propri dati, in modo da poterli poi riavere una volta completate le operazioni.
Un altro step necessario per ottenere i permessi di root è di attivare le opzioni di sviluppatore. In tutti i cellulari Android l’attivazione avviene facendo tap per sette volte consecutive sul numero di serie del device che si trova alla voce Info sul telefono.
Il passaggio successivo è attivare il debug USB, una modalità di comunicazione avanzata con il proprio dispositivo. Per attivarlo è sufficiente accedere alla sezione Opzioni sviluppatore e attivare la spunta su ON accanto alla voce Debug USB. Nella stessa sezione si trova anche la funzione Sblocco OEM. Una volta sbloccato, è necessario attivarlo selezionando la voce ON.
L’ultima operazione preliminare è lo sblocco del bootloader, vale a dire il software che permette al telefono di caricare all’avvio il sistema operativo Android. Le varie case costruttrici degli smartphone mettono a disposizione degli utenti guide ufficiali o appositi tool nel caso si voglia procedere con lo sblocco. Uno dei programmi più utilizzati per sbloccare il bootloader si chiama fastboot, da lanciare via desktop e dialogando con lo smartphone in modalità Bootloader (da telefono spento, tenere premuti il tasto Power e Volume giù.
Root smartphone Android
Terminati i passaggi preliminari, è arrivato il momento di procedere con il root vero e proprio. Per prima cosa, bisogna eseguire il download del file SuperSU (il link esatto alla risorsa si trova agevolmente in tanti siti specializzati nell’os di Google).
In secondo luogo, servirà l’installazione di una Custom ROM, cioè un sistema operativo personalizzato. Tra le più utilizzate vi è la TWRP, il cui download è fruibile dal sito gestito dal Team Win (twrp.me).
L’installazione avviene tramite il programma utilizzato in precedenza per lo sblocco del bootloader (fastboot). Dapprima copiare il file nella cartella di adb, spegnere quindi il telefono e riavviarlo in modalità bootloader, per poi – attraverso il programma fastboot – digitare il comando che avvia l’installazione della TWRP (“fastboot flash recovery” seguito dal nome per esteso del file che si è scaricato in precedenza).
Sfruttando la recovery mode, si andrà infine ad installare il file SuperSU in formato zip, attraverso cui si completa il root del telefono.